B-GENERATION – Across the Universe

Dal 28 al 30 aprile è in scena al Teatro Vascello il musical “B-GENERATION – Across the Universe” tratto dal film “Across the Universe”. L’opera è stata realizzata dall’associazione B-way in collaborazione con “Diverbia et Cantica” che nella scorsa stagione ha ottenuto un grande successo con il musical “Lady Oscar – François, Versailles Rock Drama”. L’associazione B-way è stata fondata nel 2006 da un gruppo di artisti con lo stesso retroterra formativo desiderosi di mettere a frutto la propria esperienza nel rappresentare musical, ponendo l’attenzione a certi elementi spesso ignorati. Al Teatro Vascello sono accolte opere spesso trascurate dai teatri più istituzionali, un luogo adatto per le innovazioni e le sperimentazioni artistiche.

La scenografia, realizzata da Arianna Braga e Gianluca Amodio, punta sull’essenziale. Se questo in un primo momento può essere un elemento destabilizzante per lo spettatore, abituato ormai alla ricchezza di cui è capace il cinema o la televisione, si rivela nella sua semplicità una scelta che immerge completamente nelle emozioni. Scelta che focalizza l’attenzione unicamente sugli attori, sulla mimica, sulle parole, sui dialoghi nonché sulla musica, elemento fondamentale in ogni musical. È una scenografia “povera”, costruita su giochi di luce, proiezioni, contrasti di luci e ombre in cui i soli elementi fisici sono pannelli semitrasparenti.

La presenza di una band che suonasse dal vivo, costituita da cinque elementi, è stata di supporto vitale per lo sviluppo e il successo dell’opera. Nascosta dietro uno dei pannelli della scenografia, ha eseguito tutti i pezzi dei Fab Four (i Beatles), con grande maestria e competenza riuscendo a trasmettere le stesse suggestioni suscitate dal film.

Gli attori, dieci in tutto, non solo sono riusciti nella loro missione della recitazione, infatti hanno anche cantato dal vivo tutte le canzoni: possiamo ricordare Andrea De Bruyn nel ruolo del protagonista Jude, il poliedrico Massimiliano Micheli, con la sua interpretazione di ben tre personaggi.

Entriamo nella vicenda narrata, sconosciuta a coloro che non hanno visto il film da cui è tratto il musical. Il protagonista Jude, operaio di Liverpool, emigra illegalmente negli Stati Uniti, a New York dove spera di ritrovare suo padre, mai conosciuto. Lo ritroverà ma il loro incontro non sarà come se lo aspettava, deluso rimarrà nella Grande Mela dove farà diverse amicizie, tra cui Lucy, di cui si innamorerà. Il contesto che circonda questi ragazzi è quello degli anni ’60, periodo di transizione verso la postmodernità, caratterizzato dai movimenti studenteschi, dalle proteste contro la guerra nel Vietnam, dai mutamenti culturali e sociali. Lo scontro/incontro con la realtà dura e cruda avviene con il richiamo alle armi di uno degli amici di Jude, Max, e quando il protagonista verrà arrestato durante gli scontri con la polizia per protestare contro la guerra.

Un musical costruito senza artifici di nessun genere, capace di suscitare emozioni esclusivamente attraverso la musica e la recitazione: la bravura degli attori è evidente e non ha bisogno di accessori, proprio come nel teatro classico, privo di orpelli inutili.

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