Al Teatro Stanze Segrete è in scena fino al 27 aprile prossimo lo spettacolo “La follia di Giuda e Pilato”, con l’interpretazione di Luigi Tani. Il Teatro Stanze Segrete, ne abbiamo già parlato in un articolo parecchio tempo fa, ben si presta alla rappresentazione di quest’opera costituita dai monologhi dei due personaggi Giuda e Pilato, che discorrono delle proprie scelte di vita personali. Ricordiamo che questo teatro non è come tanti altri: è un cosiddetto teatro-salotto, in cui la classica separazione tra il pubblico e il palcoscenico si dissolve in uno spazio molto ristretto, dalla capienza di poche decine di posti (quindi prenotate!). Ha un suo fascino, anche se all’inizio, dobbiamo dire con sincerità, coglie lo spettatore impreparato, al variare dei caratteri anche imbarazzato! Siamo abituati ad una separazione, ad un divisorio che sezioni il teatro in due parti contrapposte: la platea e il palco. Il teatro-salotto ha il pregio di far immergere gli spettatori direttamente all’interno della scena teatrale, ancor più nel caso in cui vi sia una saggia miscelazione di luci e ombre, come nel caso di questo spettacolo.
Questi monologhi, scritti all’inizio del novecento dal grande drammaturgo cattolico francese Paul Claudel, sono stati tradotti da Aldo Nicolaj (scomparso 10 anni fa), altra personalità del teatro, ma non ebbero “vita facile”. Mancava il coraggio di portare in scena questi testi in Italia, fino a quando Luigi Tani accettò diversi anni fa di tentare “l’esperimento”.
La figura di Giuda è quella che emerge con più particolarità e profondità psicologica, nel testo come nell’interpretazione. Nonostante abbia abbandonato tutto e sia tra i più vicini al Maestro, non riesce a comprendere la buona novella e nemmeno ad avere fede. Dal testo di Claudel non emerge rimorso per la scelta del tradimento del Cristo bensì rabbia, infatti, ritiene di aver compiuto il giusto dovere di amministratore dei fondi comuni del gruppo degli apostoli. Un uomo che non crede nella Verità, insofferente di fronte ai tanti miracoli compiuti da Gesù, che non considera negativamente i farisei: la corda, mezzo della sua fine, è anche l’immagine della sospensione filosofica, momento di equidistanza e dunque simbolo di annullamento dell’esistenza di una Verità.
La figura di Pilato ha in comune con quella di Giuda la mancanza di pentimento, però affiora una sorta di rimorso, non dettato da una sincera conversione dell’animo, ma dalle amare conseguenze sociali del suo gesto, Pilato infatti è inseguito da una sorta di maledizione. Ritiene di essere, esattamente come Giuda, un buon amministratore, un funzionario dello Stato che ha salvato il nome di Roma: ha impedito che l’impero fosse invischiato in una questione esclusivamente locale. Un buon magistrato, secondo la sua visione, deve valutare se l’imputato, indipendentemente dal fatto che sia innocente o colpevole, non sia causa di pericolo sociale per sé e per gli altri. Quindi Pilato ritiene di aver compiuto la scelta giusta lasciando al popolo ebraico la sentenza di condanna a morte, nonostante l’innocenza dell’imputato. Da quel momento sostanzialmente in tutte le manifestazioni in cui è chiamato a partecipare in qualità di funzionario (premiazioni, onorificenze eccetera) avviene un disastro e la sua fama diventa quella dello iettatore!
Ricordiamo che fino a domenica prossima 27 aprile è possibile assistere a questo bellissimo spettacolo al Teatro Stanze Segrete, in via della Penitenza 3.
Teatro Stanze Segrete
via della Penitenza, 3 ( traversa via della Lungara )
Info e prenotazioni Tel. 06-6872690 – 3889246033
Fino al 27 aprile 2014
(dal martedì al sabato ore 21 – domenica e festivi ore 19)
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