Pacchetto Clima: l’Italia si oppone alle misure europee

Il Pacchetto Clima proposto dalla Commissione europea è certamente molto duro e pesante per l’economia, soprattutto quella italiana, già in grave crisi, ma non e’ neppure pensabile ignorare il problema climatico. Il cosiddetto pacchetto 20-20-20 prevede entro il 2020 una riduzione del 20% delle emissioni di gas serra, un aumento dell’efficienza energetica (quindi risparmio) del 20% e il raggiungimento della quota del 20% delle fonti rinnovabili. La Commissione europea ha disegnato diversi scenari per ogni Stato membro, che prevedono anche il costo derivante dall’applicazione del pacchetto: è proprio questo il nodo di discussione tra Governo e Commissione. La questione della diversità dei dati forniti dalle due parti è presto risolta: semplicemente, l’esecutivo italiano ha seguito la previsione più negativa dello scenario (ignorando i meccanismi di flessibilità) che costerebbe ben 18 miliardi di euro l’anno (1,14% PIL), ma che, invece, secondo la Commissione non costerà più di 12,3 miliardi.

Secondo il Governo, il costo che l’Italia dovrebbe sopportare sarebbe superiore rispetto al resto dei Paesi europei, soprattutto a causa di un’industria manifatturiera che avrebbe più difficoltà economiche. Il pacchetto europeo non verrà però modificato o rinviato, mentre è stata invece accettata la proposta del ministro dell’ambiente Prestigiacomo di istituire un tavolo tecnico per verificare i costi/benefici.

Il Parlamento europeo ha approvato il pacchetto con una raccomandazione (499 pro e 130 contro), sarà però il 3/4 dicembre il momento di approvazione formale. Vi è una forte volontà da parte degli Stati membri dell’UE di convalidare il pacchetto messo a punto, prima del summit ONU dell’11/12 dicembre che si terrà a Poznan.

L’obiettivo è essere da esempio e da traino per il resto del mondo.

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