This must be the place

Il 14 ottobre scorso e’ uscito nelle sale italiane il nuovo film di Sorrentino sostenuto da un attore protagonista di calibro internazionale qual è Sean Penn, nonché dalla partecipazione straordinaria del noto cantante e compositore David Byrne.

I cartelloni pubblicitari non mi avevano affatto attratto ed ero sicuro dell’idea di non vederlo, tantomeno al cinema! E invece guai se non l’avessi visto, avrei perso (ve lo dico subito!) un capolavoro. Passeggiando per le vie di Roma mi sono trovato all’ora giusta davanti il cinema Eden, un multisala culturale, nel senso che seleziona film di valore anche se magari di nicchia, non ha importanza. Se il film ha un valore  attrarrà il pubblico e sicuramente ne sarà ricompensato anche l’investimento economico. Dunque, ritornando al film, mi sono buttato in sala con una curiosità quasi mistica, di fede, tanto più che non avevo visto il trailer.

La trama, sceneggiata dallo stesso Sorrentino, in realtà è abbastanza semplice e letta così sembrerebbe un po’ banale. Cheyenne è una rockstar decaduta, un uomo abbastanza depresso e molto particolare: da quando è ragazzo, infatti, si trucca e indossa  la parrucca. Non è un trans, è sposato con una donna che, nonostante la sconsolante apatia del suo compagno di vita, lo ama ancora come sempre, come il legame vero dovrebbe indurre a  fare. Ma la “depressione” del marito forse è “solo” tristezza, rimpianto delle scelte effettuate in passato: il suicidio di un paio di suoi  giovani fans lo tormenta nel profondo dell’animo.  Cheyenne, infatti, si sente responsabile dell’avvenimento accaduto durante il suo periodo di gloria, quando cantava canzonette stupide e deprimenti ma di successo commerciale, come ora le definisce egli stesso  sfogandosi col suo amico e collega David Byrne (il personaggio che interpreta è se stesso).

La notizia della morte del padre (ebreo) negli U.S.A. arriva a Cheyenne, in Irlanda dove ora vive:  per raggiungerlo, però, dovrà attraversare l’oceano e sono vent’anni che non vola in aereo (ciò lo preoccupa molto). L’eredità,  nonché il suo riscatto interiore,  consisterà nel ritrovare un criminale nazista colpevole dell’umiliazione del padre avvenuta in un campo di sterminio tedesco durante la seconda guerra mondiale.

La trama del film è originale ma non eccessivamente, piuttosto  ha uno stile, che oso dire, formidabile. La colonna sonora è perfetta come altrimenti non poteva essere vista la presenza di David Byrne. L’interpretazione degli attori è impeccabile così come la fotografia di Bigazzi che abbiamo già apprezzato in altri bei film quali “Il Divo” e Il Gioiellino”.

Certo questo film non potrà piacere a chi richiede adrenalina, a chi pretende da questo film ciò che non può dare!

 

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