Fino al 10 giugno rimarrà in scena al Teatro dell’Angelo lo spettacolo “Una pelliccetta sfrangiata” con Antonello Avallone, direttore artistico del teatro stesso.
Una commedia noir che vede protagonista un attore cinematografico gay alle prese con i rancori del passato, in realtà mai sopiti. Realizzata sotto forma di monologo, con la sola eccezione di una comparsa, mostra tutte le esagerazioni e le forme di pazzia di cui può essere capace l’io più profondo. Le emozioni, i desideri, di cui più o meno siamo consapevoli, possono condurci verso eventi imprevisti e dagli esiti pericolosi, difficili da gestire razionalmente. Ragione ed emozione si scontrano e s’incontrano, la nostra volontà è tirata da queste due forze continuamente.
Le sedute dallo psicanalista, cui si sottopone il protagonista, fanno emergere un carattere tormentato dal desiderio represso, neanche troppo, di diventare donna.
Il rancore nei confronti della madre, a differenza di quello verso il padre, non è assoluto, è ambiguo, emerge infatti un rapporto di amore-odio.
Il legame con il fratello è anch’esso pieno di contrasti, un amore viscerale, quasi incestuoso ma anche di odio: Saverio non lo ha mai protetto dalla derisione degli altri, lo prendeva a pugni magari sul naso. Il suo risentimento raggiunge l’apice con la cognata, la vorrebbe morta, chissà se si avvererà il suo folle desiderio!
E poi l’avversione del padre nei confronti della sua professione di attore, che non aveva mai accettato fino in fondo.
Semplicità e intensità sono le parole chiave che rendono quest’opera ironica così interessante e mai noiosa, una pausa dal mondo rimanendo nel mondo della psiche umana.
La bravura di Avallone è notevole e rende la commedia scorrevole, senza intoppi o forzature che potrebbero affiorare dalla sceneggiatura.
Unica critica che ci permettiamo di apostrofare riguarda la lunghezza eccessivamente breve dello spettacolo (70 minuti). Un ulteriore sviluppo della sceneggiatura avrebbe portato ad un approfondimento della trama e migliorato la chiarezza di alcuni passaggi… ma forse è stata semplicemente una scelta, la psiche infatti non è mai nitida e presenta sempre punti oscuri irrazionali.
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