Giorni fa sono uscito con il mio assistente domiciliare, non uscivo da parecchi giorni e mi sentivo annoiato, volevo uscire ma non sapevo dove andare. Appena fuori ho visto il cielo luminoso ma coperto, una bella sensazione, “iniziamo bene”penso tra me e me. Scendo (naturalmente con l’ascensore, non quello condominiale che non è accessibile ma quello che abbiamo fatto fare appositamente per farmi uscire di casa) e salgo in macchina (tirando giù la pedana elettrica, pagata completamente a mie spese, e allacciando tutte le cinture di sicurezza per la carrozzina e per me). Avviamo motore e radio e partiamo verso non si sa dove, di sicuro il centro di Roma. Per noi disabili non solo è difficile uscire ma anche muoverci “a piedi”: i marciapiedi, spesso altro incubo. Fortunatamente alcune zone sono ricche di scivoli, anche se talvolta (per non dire spesso) sono resi inaccessibili dal vandalismo di alcuni automobilisti. La zona Cola di Rienzo ad esempio è abbastanza fruibile.
Stavolta penso dove andare strada facendo; dopo un’estenuante ricerca di parcheggi, infatti quelli riservati sono pochi e sono spesso occupati abusivamente sia da chi è palesemente privo di permesso sia da chi lascia la nonna a casa e ne approfitta. Siamo giunti a largo Argentina, nel cuore di Roma, dove si presume l’accessibilità sia un diritto, almeno qui che è una zona turistica. Semafori pedonali che scattano a ritmo fulmineo che nemmeno correndo con la carrozzina elettrica rimane il verde. Marciapiedi rotti tipo sampietrini, infine marciapiedi apparentemente con scivolo ma che nascondono dall’altra parte un gradino enorme che ti costringe a tornare indietro, scendere dal marciapiede e andare in strada, di fronte al pericolo di autobus e automobili che corrono come su una superstrada. Di fronte a ciò la mia idea di passeggiare per il centro si è arenata ben presto e decido di entrare in una libreria, sperando che l’interno abbia corridoi non troppo stretti.
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