Recensione: Nel nome del padre

Ambientato nel pieno del conflitto nordirlandese degli anni ’70, racconta la tragedia vissuta da una famiglia cattolica nordirlandese i cui componenti verranno considerati veri e propri terroristi. E’ il terzo film realizzato dal regista Jim Sheridan (1993), dublinese del ’49 gia’ aveva diretto “Il mio piede sinistro” (‘89) e “Il campo” (‘90); gia’ il suo primo film lo porta al successo e alla vittoria di due premi Oscar.
Ci troviamo negli anni piu’ bui dell’Irlanda del Nord, un periodo in cui vengono incrementati i poteri della polizia per far fronte al problema del terrorismo dell’IRA (Irish Republican Army), un esigenza che restringe la liberta’ personale, una tematica quanto mai oggi attuale. In questo contesto si inserisce la vicenda di una normale famiglia cattolica, che diventa la vittima innocente di questo conflitto. Un intero nucleo familiare spezzato da false accuse di complicita’ in atti terroristici assai gravi, corroborate da confessioni abilmente estorte agli accusati con ogni mezzo sia fisico che psicologico, ovvero con la tortura. La condanna cade sugli innocenti senza troppi giri di parole: tra l’ipotesi di poliziotti “torturatori” e bugiardi e le “prove” di colpevolezza (prime tra tutte le confessioni) fornite durante il processo, cosa potevamo aspettarci? E’ come un macigno la lettura delle sentenze: dai 30 anni inflitti a Gerry Conlon (il protagonista) e al padre Giuseppe via via decrescendo, la pena minore e’ di alcuni anni.
Solo dopo vari anni, avvenuta nel frattempo la morte di Giuseppe, grazie all’intervento di un avvocato che inizia a interessarsi della vicenda trionfera’ in parte la giustizia, ma i poliziotti colpevoli non sono stati sfiorati.
La storia narra qualcosa di terribile… ma ancora piu’ terribile e’ il fatto che l’intera vicenda e’ assolutamente vera! La trama infatti ricostruisce gli avvenimenti narrati nell’autobiografia scritta da Gerry Conlon (intitolata “Proved Innocent”).
Dobbiamo ricordare anche l’importanza del film dal punto di vista meramente cinematografico: oltre ad essere candidato a ben 7 Oscar ha vinto l’ “Orso d’oro” al Festival di Berlino e il premio italiano “Oscar di Donatello”. Il film ha lanciato l’attrice Saffron Burrows, all’epoca ventunenne , che rivediamo successivamente in “Wing Commander – Attacco Alla Terra”, “Blu Profondo” e nel ruolo di Andromaca in “Troy”. Gerry Conlon e’ interpretato da Daniel Day-Lewis che ha ricoperto ruoli da protagonista in diversi film tra cui “Il mio piede sinistro”, “L’ultimo dei Mohicani”, “Gangs of New York”, “Il petroliere”. Pete Postlethwaite e’ nelle vesti di Giuseppe Conlon ed e’ stato definito da Spielberg il miglior attore del mondo; ha al suo attivo film quali “Alien³”, “L’ultimo dei Mohicani”, “I soliti sospetti”, “Dragonheart”. Da ultimo e’ da segnalare Emma Thompson, nel ruolo dell’avvocato, che ha interpretato alcuni personaggi di numerosi film importanti da “Molto rumore per nulla” a “Quel che resta del giorno” che la porta alla nomination all’Oscar come miglior attrice protagonista.
“Nel nome del padre” va dunque visto assolutamente sia per l’intrinseca qualita’ dell’opera sia per le tematiche morali presenti e trasmesse.

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