Tre grandi mostre inaugurano il Palazzo delle Esposizioni restaurato

Dopo cinque anni di lavori di restauro il Palazzo delle Esposizioni
riapre al pubblico, e lo fa con tre mostre dedicate a tre grandi
personaggi degli ultimi decenni: il regista Stanley Kubrick, il pittore
Mark Rothko e lo scultore Mario Ceroli. Con il restauro sono
stati riqualificati gli spazi e sono stati introdotti elementi d’innovazione,
garantendo in ogni modo un’armonia tra antico e
moderno. Il Palazzo è ormai in linea con gli standard internazionali:
un nuovo sistema di climatizzazione e un potenziamento della sicurezza mantengono
al sicuro le opere esposte. Gli spazi espositivi delle mostre sono dotati di
un sistema di pareti verticali che riveste i muri delle sale preservando cosi l’edificio
storico. Il Palazzo è stato poi dotato di una libreria, un bar, un ristorante, un auditorium,
un cinema e un forum.
Vediamo ora in breve le tre mostre: la prima che s’incontra seguendo il percorso è
quella dedicata a Rothko (fino al 6 gennaio), imperdibile considerata la difficoltà diriunire le sue opere. È stato etichettato come espressionista astratto, ma non si è
mai considerato tale: ha sempre sostenuto che l’arte dovesse essere concreta, comprensibile.
Osservando i suoi dipinti però non sembra che siano “realistici”, sono
opere “spirituali”, trascendenti che colpiscono nel profondo dell’osservatore. È
altresì vero che Rothko ha avuto periodi di pittura molto differenti: gli anni ’30
caratterizzati da una visione espressionista (rappresentazioni della metropolitana
di New York), gli anni ’40 con rappresentazioni mitologiche dell’antica Grecia e
infine pure e semplici bande di colore (dal ’48 in poi). È una pittura che si allontana
progressivamente dal reale e che diventa sempre più spirituale: le opere della
maturità trasmettono emozioni grazie alla forte carica di colore che dal rosso, arancione
e giallo passa alle tonalità più fredde come blu, verde e infine nero (sono gli
ultimi 15 anni della sua vita), forse sintomo della depressione che lo porterà al suicidio
nel ’70.
La seconda mostra (fino al 2 dicembre) è dedicata a Ceroli, uno scultore contemporaneo
molto creativo. Non è però una semplice esposizione di opere, ma un’opera
in sé: lo capirete vedendo la prima opera, due uomini in legno che salgono una scala
che arriva al soffitto, circondati da cumuli di polveri di vari colori e diversa origine
come vetro, carbonella ecc. un effetto ottico di grande fascino. Un’altra opera (La
Cina) è formata da sagome in legno tutte in fila, a rappresentare l’ideologia di massa
del comunismo. Il materiale preferito da Ceroli è il legno ed attraverso sagaci metafore
rappresenta idee, personaggi ecc.
L’ultima mostra è dedicata al regista Stanley Kubrick (fino al 6 gennaio): da fotografo
a regista, un’intera vita dedicata all’arte cinematografica. Non ha realizzato
molti film, ma quelli che ha girato sono dei capolavori del cinema: spesso ha rappresentato
la crudeltà di cui è capace l’uomo, pur senza dimenticare le emozioni
forti. Nella mostra si potranno osservare cimeli, manoscritti, sceneggiature originali,
fotogrammi, ma è attraverso i film si scopre il genio Kubrick. Era maniaco della
perfezione, della cura dei dettagli, anche se nella sua vita privata era molto disordinato.
Ma trovava sempre tutto quello che cercava. Emerge una personalità eccezionale,
fuori dal comune. Ken Adam ricorda: “Se si esclude il disegno, in cui era del
tutto incapace – grazie a Dio – Kubrick era in grado di svolgere da sé quasi tutti gli
altri compiti legati alla realizzazione di un film. Una minaccia costante per chi lavorava
con lui”. Basta poi vedere un suo film per comprendere le grandi capacità del
regista.

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